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“Se assunti in base al ritmo circadiano”

Assumere i farmaci per la pressione arteriosa nel momento giusto della giornata, in base al proprio ritmo sonno-veglia naturale, può ridurre significativamente il rischio di infarto del miocardio nei pazienti ipertesi. Lo dimostra un recente studio pubblicato sulla rivista eClinicalMedicine del gruppo Lancet che, coordinato dall’Università scozzese di Dundee, ha coinvolto un team internazionale di ricercatori e ricercatrici provenienti da Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Italia, tra i quali anche il Professor Roberto Manfredini del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Ferrara.

La ricerca, svoltasi su un campione di oltre 5.000 partecipanti, ha dimostrato che i soggetti con cronotipo mattutino (“allodole”)che assumevano i farmaci al mattino avevano un minor rischio di eventi cardiaci acuti rispetto a coloro che li assumevano la sera. Viceversa, i soggetti con cronotipo serale (“gufi”) che assumevano i farmaci la sera avevano un minor rischio di ricovero in ospedale per infarto rispetto a coloro che li assumevano al mattino. Questi risultati suggeriscono che la cronoterapia, ovvero l’assunzione di farmaci in base al proprio cronotipo, potrebbe rappresentare un nuovo approccio per il trattamento dell’ipertensione, con il potenziale di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari.

“Sono risultati entusiasmanti perché potrebbero rappresentare una svolta nella terapia dell’ipertensione – ha dichiarato il Dottor Filippo Pigazzani, consulente cardiologo della Facoltà di Medicina dell’Università di Dundee e principal investigator -. La ricerca mostra per la prima volta che considerare il cronotipo individuale del paziente, al momento di decidere la terapia anti-ipertensiva (cronoterapia personalizzata), potrebbe ridurre il rischio di eventi cardiaci. È comunque importante sottolineare che i risultati necessitano di ulteriori conferme da nuovi studi clinici randomizzati, e soprattutto che i pazienti in terapia dovrebbero continuare ad assumere i farmaci come consigliato dal proprio medico”.

“Fa molto piacere, a distanza di trent’anni da una nostra ipotesi quasi visionaria all’epoca (i geni orologio sarebbero stati identificati solo alcuni anni dopo), vederne consacrare una applicazione pratica in un grande trial internazionale – ha dichiarato il Professor Roberto Manfredini, Direttore della Unità complessa di Clinica Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara -. Abbiamo sempre creduto nell’importanza del cronotipo individuale e in questi ultimi anni molte centinaia di ferraresi, nel corso di vari eventi scientifici divulgativi del nostro Ateneo, hanno aderito con entusiasmo alla compilazione del semplice test per valutare il proprio cronotipo ‘gufo o allodola’. Ebbene, questo dato ora diventa prezioso per la terapia di chi è affetto da ipertensione arteriosa”.

L’articolo “Effect of timed dosing of usual antihypertensives according to patient chronotype on cardiovascular outcomes: the Chronotype sub-study cohort of the Treatment in Morning versus Evening (TIME) study” è stato pubblicato il 13 maggio 2024 sulla rivista eClinical Medicine.


Fonte: askanews.it

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Il 31 maggio Giornata Mondiale contro il Tabacco

In occasione del mese di maggio – ed in particolare del 31 maggio, Giornata Mondiale contro il Tabacco – Fondazione Veronesi lancia la campagna “Il tuo destino non è già scritto” per ricordare ancora una volta i danni legati al fumo di sigaretta e dunque alla dipendenza da tabacco. Realizzata con la collaborazione di Nic Bello, si tratta di una candid camera che si sviluppa attorno alla figura enigmatica di una cartomante, interpretata con maestria da un’attrice dal fare ammaliante e misterioso. Seduti al suo tavolo, i fumatori protagonisti, inconsapevoli di far parte di una candid camera, si ritrovano attratti dalla curiosità di conoscere il proprio futuro. In un susseguirsi di scene avvolte da un’atmosfera misteriosa, la cartomante rivela loro le implicazioni legate al fumo sulla loro salute.

“Siamo nel 2024 e sappiamo ormai da tempo che tabacco e sigarette sono il primo fattore di rischio evitabile per malattie respiratorie, cardiovascolari e tumori. Provoca sofferenze umane e costi sanitari, e le persone andrebbero informate e aiutate a proteggersi, evitando di iniziare, e a smettere se sono già vittime della nicotina. Con questa nuova campagna abbiamo voluto affrontare un problema molto serio con il linguaggio leggero per sensibilizzare sempre più persone, e soprattutto anche i più giovani, sui gravi danni causati dal tabacco” ha dichiarato Monica Ramaioli, Direttore Generale di Fondazione Umberto Veronesi ETS.

“Rispetto ai temi trattati in precedenza con Fondazione Veronesi, il cui obiettivo era fare prevenzione, stavolta ci siamo direttamente rivolti alle persone colpite dal problema, i fumatori. È stato un compito arduo trovare un approccio delicato, ma allo stesso tempo che fosse efficace. Ho deciso di coinvolgere nuovamente Fabrizio Montagner, già ideatore della precedente campagna di Fondazione “Hai Fatto Tutti i Controlli” e autore televisivo dei programmi Le Iene e Scherzi a Parte, il quale ha saputo trovare una soluzione ingegnosa e ironica per spostare la conversazione su un piano ipotetico, utilizzando l’interfaccia dei tarocchi. Questo ha permesso di trovare una chiave non solo visivamente interessante ma anche una possibilità concreta di abbattere le barriere che i fumatori spesso incontrano nei confronti dei messaggi anti-fumo” ha spiegato Nic Bello. Che ha aggiunto: “Abbiamo scelto Napoli per la naturale capacità degli abitanti di sdrammatizzare e alleggerire un tema che altrimenti sarebbe risultato spigoloso per lo spettatore. La vivacità e l’umorismo partenopeo hanno contribuito a rendere l’esperienza più accessibile e coinvolgente”.


Fonte: askanews.it

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Esperti SIE: ecco i dieci segnali per riconoscerli

I disturbi respiratori nel sonno e le apnee notturne sotto i riflettori del 110mo Congresso Nazionale della SIOeChCf – Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale in corso a Bergamo Fiera fino al 25 maggio. “Il tema delle Apnee notturne e, quindi, della cosiddetta Osas – malattia ostruttiva delle vie respiratorie nel sonno -, è diventato negli ultimi anni di grande attualità perchè si sono finalmente posti al centro e approfonditi i tantissimi problemi e le patologie correlate che influiscono in maniera sostanziale sulla qualità di vita del paziente. In questo convegno specialisti di primordine del settore si sono alternati sul palco, ed è giusto che questo argomento trovi il suo canale di sensibilizzazione verso i pazienti affinchè non si sottovaluti questo problema che ha un impatto sociale sia in termini assistenziali che terapeutici non indifferenti”, introduce Giovanni Danesi, presidente del Congresso. “È una patologia che interessa ben 30 milioni di italiani, uomini e donne. La maggior parte dei casi è in forma lieve e si manifesta di solito con un russamento semplice – spiega il Andrea De Vito, Direttore dell’UO di Otorinolaringoiatria negli ospedali di Forlì e Faenza, dottorato PhD in Medicina del Sonno e coordinatore della commissione scientifica nazionale sui disturbi del sonno della SIO&ChCf – . Ci sono, però, ben 4 milioni di italiani a rischio di gravi conseguenze perché, nei loro casi, l’interruzione del respiro notturno avviene per 15 o più volte l’ora. Ciò significa che per 15 volte, tutti gli organi del corpo soffrono di un’ischemia temporanea”. L’apnea è un’occlusione delle vie respiratorie a livello faringeo. Avviene di notte perché dormendo perdiamo tono muscolare e, conseguentemente, è più facile che le strutture anatomiche della bocca e della gola collassino. Negli adulti la principale causa di apnee notturne è l’obesità e più in generale l’essere in condizioni di sovrappeso: il deposito di grasso sia sul collo che sull’addome determina l’occlusione delle vie respiratorie a livello faringeo mentre si dorme, causando l’apnea respiratoria. A questo si possono poi aggiungere fattori genetici e fattori anatomici come le malformazioni connesse a sindromi rare o più semplicemente l’aumento di volume di alcune strutture della gola, per esempio le tonsille. In tutto il mondo, perciò, le apnee notturne crescono all’aumentare del sovrappeso nella popolazione. Anche nei bambini le apnee sono frequenti (tra l’1 e il 5% della popolazione italiana) e si manifestano principalmente tra i 4 e i 6 anni (ma possono iniziare anche a 2 anni). La causa principale è l’ipertrofia cioè l’ingrandimento adeno-tonsillare. “È importante la vigilanza dei genitori nel cogliere le irregolarità nel respiro notturno – riprende De Vito – perché chi soffre di apnee da bambino, se non viene trattato ne soffrirà sicuramente anche da adulto”. Oggigiorno, 8 bambini su 10 che si sottopongono all’asportazione chirurgica delle tonsille, lo fanno in seguito a diagnosi di apnea. Ma è negli adulti che le conseguenze delle apnee notturne sono più gravi. “Quando gli episodi superano i 15 all’ora – prosegue De Vito – l’apnea diventa un fattore di rischio indipendente per le patologie cardiovascolari e favorisce l’insorgenza del diabete, del reflusso gastroesofageo e dell’ipertensione, a loro volta causa di malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Le apnee notturne, inoltre, creano forte sonnolenza diurna, diventando una causa pericolosissima di incidenti stradali e colpi di sonno alla guida”. Oggi le cure mediche messe a punto per questa patologia possono essere considerate all’avanguardia. “La perdita di peso rappresenta la principale forma di prevenzione e cura delle apnee notturne. Poi ci sono gli ultimi ritrovati scientifici – ha spiegato De Vito – oltre alla terapia ventilatoria che rimane sempre la prima scelta, tra le cure d’avanguardia, si contano le cosiddette ‘oral appliances’, ovvero un byte notturno da mettere in bocca simile a quelli impiegati dai dentisti e utile ad aumentare lo spazio contenuto all’interno della bocca e di conseguenza aprire il palato, mantenendo aperte le vie aeree. Un’altra opzione è quella di un neurostimolatore che, inserito chirurgicamente nella zona del mento, ha la funzione di stimolare mentre si dorme, grazie alla prossimità al nervo ipoglosso, i muscoli della lingua e facilitare la respirazione notturna. Si tratta di un’applicazione medica ancora non ancora diffusa in Italia ma utilizzata su larga scala negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei”. In entrambi i casi l’efficacia della terapia dipende, in parte, dalla stabile riduzione del peso corporeo. Ad oggi però anche la chirurgia ricostruttiva del faringe (faringoplastica) rappresenta, in casi selezionati, una valida terapia per le apnee nel sonno.

Fonte: askanews.it

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